- Cataratta
- Sviluppo
- Soggetti a rischio
- Sintomi
- Come si cura
- Femtocataratta
- Intervento chirurgico
- Intervento intracapsulare
- Intervento extracapsulare
- Intervento di facoemulsificazione
- Possibili complicazioni
- Cataratta secondaria
- Prima e dopo l’intervento
- Domande e risposte
Che cosa é la cataratta?
Per cataratta si intende l’opacizzazione del cristallino, la lente naturale interna all’occhio, che provoca l’annebbiamento progressivo della vista. Il cristallino, normalmente trasparente, tende a diventare opaco per fenomeni di ossidazione delle proteine costituenti il suo tessuto. In un occhio sano la luce attraversa il cristallino trasparente e raggiunge la retina: la focalizzazione è normale e il cervello percepisce immagini nitide (fig.1).
In un occhio affetto da cataratta, il cristallino opaco arresta parzialmente il passaggio dei raggi luminosi che vengono deviati in più direzioni: ciò impedisce la normale focalizzazione sulla retina e la percezione delle immagini risulta confusa (fig.2).
Da dove deriva il termine cataratta? Il termine deriva dal greco e significa cascata. Anticamente si pensava che l’opacizzazione della vista derivasse da un velo disceso davanti agli occhi, come acqua che cade. Anche durante tutto il Medio Evo si continuò a credere che il calo visivo fosse dovuto alla caduta di uno schermo davanti all’occhio. Ed è curioso notare che tra la popolazione è ancora in uso l’espressione “mi è scesa la cataratta”.
Due parole sul cristallino. Il cristallino (fig.3) è costituito da un nucleo centrale trasparente circondato da una serie di strati concentrici chiamati corteccia ed è rivestito da una capsula che, tramite una rete di filamenti, lo mantiene nella sua sede naturale.
Sviluppo della cataratta
Sebbene la cataratta possa insorgere anche in giovane età, essa è un tipico effetto dell’invecchiamento. Il cristallino, morbido, flessibile e trasparente, comincia ad indurirsi e a cambiare colore quando l’uomo raggiunge la mezza età. Ecco perché è spesso necessario l’uso di occhiali da vista.
Soggetti a rischio
Solo le persone anziane hanno la cataratta? La cataratta interessa prevalentemente la terza età, ma non è esclusiva di questo periodo della vita. Essa può insorgere anche:
– nei pazienti diabetici;
– in persone che hanno fatto uso prolungato di farmaci come il cortisone, il cordarone, i chemioterapici;
– in seguito a ferite o a traumi oculari gravi;
– in persone affette da altre malattie oculari;
– in seguito ad una eccessiva esposizione ai raggi solari.
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Sintomi della cataratta
Generalmente la cataratta si sviluppa lentamente e senza causare dolore. Può insorgere in entrambi gli occhi, anche se di norma un occhio viene interessato prima dell’altro. Il sintomo più comune è l’annebbiamento della vista. È come se avessimo un velo sull’occhio: inutile quindi sbattere ripetutamente le palpebre per rimuoverlo o pulire le lenti degli occhiali credendole appannate! Diventa più difficile distinguere gli oggetti collocati negli ambienti poco luminosi e se siamo sottoposti ad una luce intensa (abbagliamento) proviamo una sensazione di fastidio (fotofobia). Inoltre appaiono degli aloni attorno alle sorgenti luminose.
I colori ci sembrano meno vivaci e in molti casi si ha la comparsa (o se già presente, l’aumento) della miopia. Quando l’opacità del cristallino diventa molto densa non siamo più in grado di distinguere gli oggetti; in fasi molto avanzate possiamo avere la perdita anche totale della vista che però potrà essere pienamente recuperata dopo l’intervento chirurgico.
Individuati i sintomi, sarà compito del medico specialista oculista, dopo un accurato esame dell’occhio, valutare le nostre reali condizioni.
In presenza di cataratta non esistono cure, diete od occhiali in grado di farla regredire. Finora l’unico trattamento valido è di tipo chirurgico. Non è un’operazione da eseguire d’urgenza e può essere praticata indipendentemente dal grado di opacizzazione del cristallino quando impedisca al paziente di svolgere le normali attività quotidiane. Dopo l’intervento chirurgico le probabilità di ottenere un miglioramento della vista sono eccellenti (superiori al 97%). La presenza di altre malattie oculari può, però, compromettere il risultato finale, anche se l’operazione è riuscita perfettamente.
Il medico oculista, una volta accertata l’indicazione dell’intervento, effettua alcuni esami specialistici allo scopo di studiare nel modo più completo le strutture, le dimensioni e la morfologia oculare. L’esame ultrasonografico permette l’identificazione e la misurazione delle strutture interne all’occhio: è particolarmente utile in presenza di cataratta matura, quando cioè il cristallino è talmente opaco da impedire la visualizzazione delle parti posteriori dell’occhio. L’ecobiometria consente di misurare con precisione la lunghezza del bulbo oculare: il medico può così calcolare il potere della lente intraoculare da impiantare durante l’intervento.
Con il nome di femtocataratta si indica una tecnica innovativa di microchirurgia della cataratta con laser a femtosecondi senza l’uso del bisturi. Il laser a femtosecondi rappresenta l’ultima e più evoluta tecnologia laser utilizzata nella microchirurgia oculare. Gli straordinari risultati sono stati possibili per le caratteristiche assolutamente innovative di questa tecnologia che rispetto a quella tradizionale non prevede l’impiego del bisturi comportando un minor trauma per i tessuti oculari e garantendo una guarigione più rapida. La modalità di azione del femtolaser sui tessuti realizza in rapida sequenza migliaia di impulsi l’uno vicino all’altro determinando precisissime geometrie di forma e taglio. Il laser causa all’interno dei tessuti una microesplosione con formazione di piccole bolle d’aria che agiscono come una lama gestita da una sofisticata tecnologia computerizzata che permette di adattare la tecnica ad ogni singolo caso con estrema precisione e sicurezza.
Il laser a femtosecondi semplifica e rende più sicuro l’intervento agendo in varie fasi dell’operazione:
– permette di eseguire il taglio corneale monitorando la sua estensione e profondità;
– consente il taglio dell’involucro anteriore (capsulotomia) per il raggiungimento della porzione centrale dura della cataratta (nucleo);
– consente di frantumare la cataratta per la successiva aspirazione.
La fase della frantumazione laser è vantaggiosa soprattutto nelle cataratte dure nelle quali la procedura di emulsifcazione del cristallino con ultrasuoni può presentare maggiori rischi di lesioni delle strutture vicine. Conclusa l’applicazione del laser, il chirurgo asporta il materiale già frammentato ed impianta il cristallino artificiale, terminando l’intervento.
Il laser a femtosecondi consente un’accuratezza non raggiungibile dalla mano umana. L’apertura circolare della capsula, ad esempio, risulta perfettamente rotonda e centrata; questo fattore risulta molto importante nella fase post-operatoria, poiché permette una migliore centratura del cristallino artificiale.
Ne risulta un intervento più preciso di quanto ottenibile con i sistemi precedenti. L’occhio operato con il laser, inoltre, presenta condizioni ideali per ricevere cristallini artificiali ad ottica complessa, adatti a correggere difetti visivi quali astigmatismo e presbiopia. La procedura laser è assolutamente indolore e viene eseguita in meno di 2 minuti ed il decorso post operatorio non prevede bendaggio o punti di sutura. Il trattamento con laser a femtosecondi non deve mai banalizzare l’importanza di questo tipo di chirurgia.
È sempre fondamentale la selezione pre-operatoria del paziente attraverso accurati esami strumentali, oltre che ovviamente la serietà ed esperienza del chirurgo oculista che deve essere specializzato in questo tipo di intervento.
I costi dell’apparecchiatura, il training e l’alta specialità che i chirurghi devono avere ne limitano il suo utilizzo a pochissimi centri privati in Italia.
La chirurgia moderna della cataratta può anche risolvere i difetti di vista pre-esistenti? Risponde il Dr. Alberto Bellone:
La rimozione della cataratta, cioè l’estrazione del cristallino opacato, può essere eseguita con tre tecniche diverse: l’intervento intracapsulare, l’intervento extracapsulare e la facoemulsificazione. Queste tecniche prevedono due fasi: l’estrazione del cristallino opaco e la sua sostituzione con un cristallino artificiale di materiale plastico, detto lente intraoculare.
Tecnica usata raramente, con la quale si estrae il cristallino in toto compresa la capsula. Questo intervento richiede una incisione ampia e l’applicazione di numerosi punti di sutura. In questo caso l’eventuale lente artificiale può venire posta davanti all’iride.
Attraverso un’incisione di 6-12 mm si asporta dapprima l’involucro anteriore e successivamente il nucleo centrale duro del cristallino in un unico pezzo. In seguito viene aspirata la parte morbida (corteccia) che circondava il nucleo, fino a lasciare soltanto la capsula posteriore del cristallino: su questa appoggerà la lente intraoculare rigida.
INTERVENTO FACOEMULSIFICAZIONE
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La facoemulsificazione, che impiega ultrasuoni per rimuovere il cristallino opaco, è certamente la tecnica più sicura oggi conosciuta per l’intervento di cataratta. Si tratta di una metodica poco invasiva che riduce al massimo i tempi di intervento, non richiede punti di sutura ed ha permesso l’utilizzo dell’anestesia topica, cioè la somministrazione di un collirio anestetico nell’occhio. L’operazione è fatta ambulatorialmente, cioè senza necessità di ricovero; consente una rapida guarigione e un precoce recupero visivo. Attraverso un’incisione inferiore ai 3 mm è creata un’apertura sulla capsula anteriore del cristallino. La sonda a ultrasuoni frammenta la parte centrale della lente che può così essere aspirato ed eliminato. Un’altra sonda è poi introdotta, attraverso la stessa piccolissima incisione, per aspirare la parte periferica morbida.
La porzione anteriore e posteriore della capsula resta intatta e nella sua sede originale, formando una sacca che accoglierà la lente artificiale pieghevole. In alternativa può essere inserita una lente intraoculare rigida ampliando l’incisione .L’utilizzo della facoemulsificazione e l’inserimento del cristallino dentro la “sacca capsulare” rendono l’operazione particolarmente precisa e sicura. Ciò non significa che si tratti di un intervento semplice: al contrario esso richiede notevoli abilità ed esperienza unite alla padronanza di apparecchiature sofisticate.
L’anestesia topica
L’utilizzo della anestesia topica con gocce di collirio anestetico ha aumentato il comfort del paziente eliminando i fastidi dovuti all’anestesia locale e rendendo possibile il recupero immediato delle funzioni visive dopo l’intervento (non è necessario bendare l’occhio). Va ricordato che il chirurgo opera su un organo completamente sveglio e reattivo, per cui il paziente deve essere collaborante durante l’intervento.
Il cristallino artificiale (IOL)
È una lente intraoculare artificiale di materiale plastico e di piccole dimensioni. È inserita dal chirurgo dopo la rimozione della cataratta. È ben tollerata dall’organismo e non dà luogo a fenomeni di rigetto. Il materiale inalterabile e di lunga durata la rende utilizzabile anche in pazienti giovani. Il cristallino artificiale può essere rigido o morbido. È preferito quello morbido perchè inseribile attraverso una incisione più piccola. Sono disponibili cristallini multifocali che permettono la messa a fuoco a varie distanze e sfruttano il movimento dei muscoli ciliari. Il paziente può eliminare del tutto o quasi sia l’occhiale per lontano che quello per vicino.
COMPLICANZE ED EFFETTI COLLATERALI POSSIBILI
Come per tutti gli atti chirurgici anche nel caso dell’operazione di cataratta possono insorgere complicanze quali emorragie o rotture della capsula del cristallino. È importante comprendere che il cristallino artificiale non consente di fare tutto ciò che un cristallino naturale sano è in grado di fare. Per questo motivo, anche dopo l’intervento, può essere necessario l’uso di occhiali. Più o meno frequentemente possono verificarsi le seguenti complicanze:
- arrossamenti oculari saltuari;
- bruciore, lacrimazione, sensazione di corpuscoli estranei nell’occhio (principalmente dovuto a scarso film lacrimale che non protegge adeguatamente);
- discomfort visivo tra occhio operato e occhio con cataratta da operare;
- visione di aloni, ombre, appannamenti transitori dovuti alle impurità galleggianti nel corpo vitreo e in precedenza mascherate dalla presenza della cataratta;
- calcolo impreciso del cristallino artificiale, con necessità di utilizzare occialio correttivi;
- aumento della pressione dell’occhio solitamente temporanea.
Tra le complicanze rare ricordiamo invece:
- endoftalmite;
- uveite;
- distacco di retina;
- glaucoma;
- spostamento della lente intraoculare.
Alcuni mesi o anni dopo l’intervento di cataratta la capsula su cui è stato appoggiato il cristallino artificiale può diventare opaca. In questo caso viene utilizzato il raggio laser che incidendo la capsula opaca ne provoca l’apertura al centro (capsulotomia posteriore). In breve tempo si ha il ripristino della funzione visiva ottenuta dopo il primo intervento.
PRIMA E DOPO L’INTERVENTO
PRIMA DELL’INTERVENTO
Vengono richiesti alcuni esami del sangue, l’elettrocardiogramma e la radiografia del torace per avere un quadro generale della salute del paziente. È importante informare il medico specialista sulle eventuali allergie o terapie cui il paziente si sta sottoponendo: alcuni farmaci possono infatti costituire un fattore di rischio aggiuntivo (anticoagulanti).
DOPO L’INTERVENTO
La chirurgia della cataratta permette una riabilitazione molto rapida. L’incisione praticata all’occhio è talmente ridotta nel caso della facoemulsificazione da non richiedere punti di sutura. Il piccolo taglio si rimargina spontaneamente in poche settimane senza causare astigmatismo indotto, come invece avviene in seguito ad incisioni più ampie. Fino alla prima visita di controllo, effettuata il giorno dopo l’intervento, l’occhio operato resta bendato. È necessaria la somministrazione di gocce antibiotiche e anti-infiammatorie ed è consigliabile proteggere l’occhio con occhiali da sole e con una conchiglia di plastica durante la notte. È inoltre importante limitare per qualche tempo gli sforzi fisici.
I PAZIENTI CI CHIEDONO
Ci sono individui particolarmente predisposti all’eventuale insorgenza della cataratta?
Si. Tra le categorie “a rischio” si trovano le persone anziane, i pazienti diabetici, chi assume regolarmente farmaci cortisonici, chi ha subito un grave trauma oculare e chi è affetto da miopia o altre particolari malattie oculari.
La cataratta può essere causa di cecità?
Nella fase più avanzata della malattia è possibile che si verifichi una perdita totale della capacità visiva. Tuttavia l’intervento chirurgico ne garantisce il recupero totale.
Per tenere sotto controllo la salute degli occhi e assicurarmi un’efficace prevenzione è sufficiente misurare periodicamente la vista?
No. Sono necessarie visite oculistiche complete, effettuate da oculisti specialisti. Molte malattie oculari, infatti, provocano sintomi e fastidi a livello di visione solo in fasi avanzate.
Come si cura la cataratta?
Non esistono medicine capaci di curare la cataratta e farla regredire. La sola terapia possibile è quella chirurgica.
Una volta diagnosticata la cataratta, quando è consigliabile procedere all’intervento chirurgico?
Non esiste un momento particolarmente indicato nel processo d’evoluzione della malattia, che cambia da persona a persona. Il medico consiglia l’intervento quando il calo della vista raggiunge livelli tali da influenzare le normali attività del paziente.
Quale anestesia è la migliore?
Il chirurgo oculista e lo specialista in anestesia (anestesista) sono in grado di consigliare la soluzione migliore: nella maggior parte dei casi l’anestesia topica o locale è sufficiente.
Dopo l’anestesia topica riuscirò a vedere?
L’anestesia topica o superficiale è fatta sul paziente sveglio per cui il recupero delle funzioni visive avviene immediatamente dopo l’intervento.
La cataratta può riformarsi dopo essere stata rimossa?
No. Durante l’intervento chirurgico viene asportata la parte di cristallino interessata dall’opacità e si tratta di un tessuto che non è in grado di riformarsi.
Cosa si intende allora per cataratta secondaria?
La cosiddetta cataratta secondaria consiste in un’opacizzazione e in un leggero accartocciamento della capsula posteriore del cristallino. Proprio come un sottile foglio di pellicola trasparente, questa membrana lascia passare correttamente le immagini se è ben distesa, le deforma se presenta delle grinze. È per questo che alcuni pazienti subiscono un secondo intervento. Per incidere la capsula oggi viene usato il laser.
Quanto tempo dopo l’intervento si può tornare a svolgere un’attività lavorativa?
La riabilitazione è, come per ogni altro tipo di intervento, legata alla particolare risposta biologica del paziente, a fattori individuali legati all’età, all’eventuale compresenza di altre malattie. Pertanto la valutazione e la decisione spettano al chirurgo. Tuttavia vi è un limite indicativo di 15 giorni di tranquillità ed astensione da grossi sforzi.
Quali sono le patologie oculari che possono sovrapporsi alla cataratta influenzando negativamente l’esito dell’intervento?
La retinopatia diabetica e la degenerazione maculare possono ostacolare il recupero funzionale dopo l’intervento. Il glaucoma, invece, non crea alcun tipo di problema e può essere addirittura operato durante lo stesso intervento. Tutti i casi in cui vi sia un’altra patologia, anche non oculare, vanno comunque esaminati in modo specifico dallo specialista.
Atre informazioni utili sulla cataratta e l’intervento chirurgico le trovi qui http://www.soiweb.com/patologie14.php
Alcuni bravi oculisti che eseguono l’intervento di cataratta:
Piemonte
Torino – Dr. Andrea Valli
Torino – Dr. Luigi Fusi
Torino – Dr. Alberto Bellone
Genova – Dr. Giovanni Giordano
Bibliografia
“La cataratta” – A. Valli – L. Fusi, 2001
“Study on Awareness and Knowledge Regarding Eye Diseases among University Students of Bangladesh” – A. Biswas, 2016
“Petaloid Cataract” – Jagat Ram – Rohit Gupta – New England Journal of Medicine 374 -2016.